riqualificazione stadio adriatico Cornaccia

“Il modello inglese” è la frase che più si sente in questo periodo quando si parla della situazione dei nostri stadi.

Lo si invoca come panacea del mal di stadio che affligge la nostra popolazione. Ma quale sforzo le società inglesi hanno fatto per far sì che la cosa riuscisse? ora qui non vogliamo trattare le molteplici facce di un argomento interessante nel suo complesso, ma affrontare la parte che più ci compete e cioè quella urbanistica e architettonica di questo tema.
In Italia naturalmente la cosa è arrivata, ma come al solito solo la parte più prenditoriale della stessa; sì, prenditoriale! perché questa è la parola che meglio descrive la nostra classe di imprenditori a livello nazionale, i quali alla vista dei numeri, dimenticano chi sono per divenire appunto “prenditori” di territorio.
E’ così che il “modello inglese” in Italia diventa l’ennesima occasione per sbloccare ettari di terreno fuori dai centri abitati, sui quali riversare metricubi di cemento e far nascere l’ennesimo inutile centro commerciale. Esempi di questo in Italia già cominciano ad esistere vedi lo Juventus stadium o il centro commerciale i Petali di Reggio Emilia o quello più vicino a noi del Gran Sasso di Teramo. Ma in Inghilterra sono andate così le cose? la risposta è complessa perché per ogni caso hanno dato una risposta. Escludiamo i grandi team che si sono fatti guidare sempre dallo spirito di tentare di riqualificare quello che già avevano. Questo perché il valore sociale ed urbano di uno stadio all’interno di un tessuto ha un valore inestimabile sia economicamente che culturalmente.

Analisi urbanistica _ Lo stadio nella città

Proseguendo nell’analisi del modello inglese, possiamo notare come gli impianti sportivi siano localizzati sempre all’interno del tessuto urbano.
Con la localizzazione urbana dei complessi sportivi si garantiscono un rafforzamento della rete infrastrutturale, tale da garantire un ordinato e regolare afflusso degli utenti allo stadio, e un recupero funzionale di aree e strutture esistenti attraverso l’integrazione con aree di verde urbano tali da permettere di avere degli ampi spazi di decompressione del tessuto residenziale.
Come si nota dalle foto allegate, gli stadi inglesi si localizzano all’interno del tessuto urbano con una elevata presenza di densità residenziale.
Le considerazioni urbanistiche che regolano questi interventi nascono dalla volontà di superare l’idea di costruire cattedrali nel deserto, spostando l’interesse sula ri-funzionalizzazione delle strutture esistenti. Tale riqualificazione viene supportata da concetti di integrazione delle strutture in aree verdi, a contatto con i centri urbani, e limitando l’impatto ambientale degli stessi con l’utilizzo di tecnologie eco-compatibili.

Strategia_L’esempio dello Stade de Suisse

Uno stadio, quando viene costruito, ha una vita utile di 50/60 anni, ma in questo intervallo di tempo l’utilizzo effettivo consecutivo è limitato ad un solo anno. E’ inutile qualsiasi commento o grande calcolo per comprendere che una struttura con questi numeri non ha alcuna appetibilità finanziaria e la sua costruzione si rivela un investimento in perdita. Questa verità viene denunciata da tutta quella reticenza da parte delle società di calcio a prendere in carico la gestione degli stadi. Cosa diversa sarebbe allorché l’utilizzo sportivo che si fa di uno stadio venisse messo a sistema con altre attività che rendessero l’uso della struttura intensivo come ad esempio lo stadio di Berna che offre al suo interno, oltre alla possibilità di assistere ad una partita di calcio, quella di trasformare la struttura per altri eventi nei mesi in cui il campionato è fermo. Questo dato spiega come la struttura, non solo allunghi il suo periodo di utilizzo nel tempo, ma soprattutto, offra una differentiation strategy, argomento che approfondiremo in seguito.

Nella complessa struttura dello stadio vengono ospitate altre funzioni che vanno da quelle più semplici come bar e ristoranti fino a quelle di centro congressi e albergo.
Questa molteplicità di funzioni interne alla struttura dello stadio, completate da aree hospitality, costituiscono quella differentiation strategy che altro non è che l’opportunità per le società di offrire un maggior numero di servizi oltre all’evento sportivo.

Inoltre, lo Stade de Suisse si caratterizza per la presenza sulla copertura della struttura di pannelli fotovoltaici che garantiscono una produzione pari a 1.2 milioni di kw/h, necessaria, non solo all’autosostentamento energetico del complesso, ma che viene ceduta a 400 famiglie che vivono nei pressi dello stadio.

Nella tabella seguente, riportiamo due esempi rispettivamente di gestione privata di impianto pubblico (stadio dello Shalke 04) e di gestione di impianto di proprietà (stadio dell’Arsenal), che ci permette di comprendere l’importanza della programmazione delladifferentiation strategy nell’economia di una società di calcio:

Società Gestione anno Shalke 04 2006/2007 Arsenal 2006/2007

Media spettatori 61.000 60.000

Incasso società 27.000.000,00 €100.000.000,00 €

Questo dato proviene da due fattori: la necessità di far funzionare un impianto durante tutti i giorni della settimana, e non limitatamente ad un solo evento, e la libertà di poterlo fare.

Lo Stadio Adriatico

Lo stadio Adriatico è localizzato in un’area prospiciente uno storico parco urbano non lontano dal centro della città; sia la posizione strategica dell’area all’interno del tessuto urbano che l’affetto della popolazione per il parco, rappresentano un dato fondamentale per la riqualificazione dell’intera area.

Il progetto a livello urbano prevede un intervento che metta a sistema tutte le strutture già esistenti, che insistono sull’area parco, ed usare quest’ultima come tessuto connettivo tra le varie funzioni.
Infatti, nell’area d’interesse troviamo edifici di valore storico architettonico come l’Aurum ed il Teatro D’Annunzio, due strutture che già garantiscono alcune funzioni che potrebbero partecipare a quella pluralità che permetterebbe l’applicazione della differentiation strategy.

Attraverso la riqualificazione delle strutture esistenti e con il perfezionamento dei collegamenti interni al grande comprensorio e ipotizzando una gestione combinata tra pubblico e privato degli eventi, si potrebbe instaurare un primo tema di scambio tra la Società di Calcio ed il Comune.

Per quanto riguarda lo stadio invece si prevede la conservazione della tribuna Maiella, vincolata come bene architettonico, e l’abbattimento di tutta la restante parte con l’eliminazione della pista di atletica. Al loro posto viene ricostruito un nuovo stadio con 25.000/27.000 posti a sedere coperti.

Tutta la “zoccolatura” dell’impianto di progetto è costituita da una piastra commerciale che definisce con le sue geometrie gli ingressi alla struttura.
Nei livelli superiori trovano posto altri spazi che si affacciano a ponte sullo stadio e ne definiscono il coronamento con ambienti che accolgono bar, ristoranti e vip lounge.

Nell’area adiacente lo stadio dove si trovava il galoppatoio, si ipotizza la rilocalizzazione dello stadio di atletica, ricostruito ex novo ma senza spalti. Questa scelta di non costruire gli spalti, ma solo dei gradoni in terra, è dettata, oltre che dal rispetto ambientale dell’area parco che così non viene impattata con strutture che potrebbero risultare pesanti, anche dall’analisi economica perché le strutture modulari temporanee per le sedute si possono montare solo in occasione di manifestazioni con formula rent.

I criteri economici alla base di tale riqualificazione sono: favorire l’approvvigionamento dei materiali e prodotti locali e creare opportunità di lavoro. In ultima analisi, rilevando una struttura societaria composta da validi imprenditori in vari settori del terziario, riteniamo ci possa essere un incentivo ulteriore per un investimento che permetterebbe alla città di Pescara e alla società Pescara Calcio di dotarsi di un sistema urbano a completo servizio della popolazione.

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